Autonomia, qualità e ... incertezza

di Antonella Fucecchi

La stagione dellautonomia
    La scuola dellautonomia diventa una realtà: esaurite le tornate di sperimentazione che, secondo lispettrice ministeriale del Gruppo nazionale per lautonomia, Elena Bertonelli, hanno coinvolto l88% delle scuole, lautonomia andrà a regime a partire dal 1° settembre 2000.
    Lautonomia costituisce laspetto più innovativo e il vero motore della complessa macchina della riforma e riguarda essenzialmente tre grandi ambiti:

  1. Ambito organizzativo-amministrativo, che prevede la dissoluzione del centralismo burocratico, si spera anche, che abbia come benefico effetto la liquidazione del mastodontico ed elefantiaco apparato dei Provveditorati;

  2. Ambito formativo relativo al progetto culturale, che abolisce la gabbia dei programmi e la rigidità dei percorsi formativi: nel rispetto degli "obiettivi formativi generali" comuni a tutto il sistema scolastico nazionale, ogni scuola deciderà autonomamente le modalità e le strategie di attuazione delle indicazioni ministeriali, esplicitandole nel POF (Piano dellOfferta Formativa); il progetto culturale delle singole scuole deve tener conto delle risorse formative del territorio con le quali è chiamata ad intessere fecondi rapporti di collaborazione;

  3. Ambito professionale, che coinvolge direttamente tutto il personale della nuova scuola, nessuno escluso, e costituisce uno dei punti più delicati del processo di riforme. Infatti è evidente che gli attori fondamentali dellautonomia siano non solo come è scontato presidi e professori, ma anche il personale delle Segreterie investito in parte di nuovi compiti; quelli che competevano ai provveditorati. Ad esempio: il pagamento dei supplenti temporanei, il trasferimento del personale docente da un plesso allaltro nellambito della stessa istituzione, la ricostruzione delle carriere.
    Una delle novità fondamentali ruota, in sostanza, sullaumento delle responsabilità che riguardano tutti i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nella gestione del servizio.
    Questa mobilitazione di energie, questo fermento trasformativo ha come obiettivo il successo formativo, cioè la "crescita culturale" degli alunni e il miglioramento della qualità dellistruzione primaria e secondaria.

Il paradgma della qualità
    Quello della "qualità" è un tema molto sentito ed oggetto di dibattiti e discussioni anche in sede europea, come conferma il documento presentato ai Ministri dellEducazione e del lavoro dei Paesi dellOCSE a Londra l8 febbraio 2000 che illustra le considerazioni espresse dalle Organizzazioni imprenditoriali di 7 Paesi europei: Austria, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito. In particolare, meritano di essere sottolineati i dieci messaggi chiave che ci limitiamo a sintetizzare:

  • E necessario un profondo ripensamento del sistema educativo per affrontare le sfide del XXI secolo. Occorre superare il divario tra conoscenze e competenze offerte dal sistema formativo e quelle necessarie in uno scenario che si profila competitivo.

  • La scuola deve aiutare a sviluppare capacità sociali e personali, soprattutto lattitudine allapprendimento continuo per tutto larco della vita, anche a causa della accentuata mobilità sociale.

  • I governi devono attribuire alla scuola autonomia organizzativa, didattica e gestionale.

  • Le scuole sono tenute a rendere conto dei costi e della qualità del servizio. Pertanto devono dotarsi di strumenti di autovalutazione. Si auspica la possibilità di confronti nazionali tra scuole equivalenti.

  • Il miglioramento della qualità passa ineludibilmente attraverso: l'aggiornamento dei criteri di gestione del personale, dei modelli organizzativi, dei metodi didattici.

  • La scuola deve riscoprire la competizione per garantire efficacia ed efficienza del servizio per questo si ritiene necessario:
    *permettere alla scuola di scegliere i docenti tra quelli abilitati;
    *possibilità di confronti tra scuole comparabili per tipologia e ambiente socioeconomico.

  • È limportante rendere la scuola, anche attraverso la multimedialità, un centro e di apprendimento attivo più stimolante. A questo scopo la scuola deve aiutare gli alunni a VIII cogliere sempre i nessi operativi e funzionali delle conoscenze.

  • Si vive la necessità di un livello elevato di professionalizzazione del personale docente direttivo, da perseguire attraverso: a) aggiornamento costante, apertura allinnovazione b) un sistema di adeguati incentivi economici differenziati a seconda dei compiti e dei risultati.

  • Importante è il ruolo degli imprenditori allinterno della scuola per favorire lingresso degli studenti nel mondo del lavoro attraverso stage aziendali, per agevolare esperienze pratiche.

  • Le motivazioni che sono alla base del documento partono dal presupposto che soltanto un sistema di istruzione di alta qualità può garantire coesione sociale, progresso e crescita economica sostenibile.

Alcune riflessioni
    Il processo di riforma avviato dalla scuola italiana, con tutti i suoi ritardi e le sue battute di arresto, trova riscontro in un riferimento di trasformazione e di innovazione che coinvolge i Paesi economicamente più forti del panorama europeo. Il documento presentato dalle organizzazioni imprenditoriali fornisce indicazioni piuttosto chiare e perentorie, fatta salva la sovranità dei governi nazionali in materia di istruzione.     La pressione esercitata dal mondo imprenditoriale sui sistemi formativi non può non suscitare una serie di interrogativi: la qualità e il suo miglioramento coincidono esclusivamente con lefficienza del servizio? E la forza economica delle imprese a decidere gli standard qualitativi? Lo studio e la formazione del cittadino devono essere esclusivamente finalizzati allinserimento nel mondo dellimpresa e dellazienda?
    Si è notato da più parti che la lingua della riforma fa ricorso sempre più spesso ad una terminologia di tipo economico/bancario: piano dellofferta formativa, debiti e crediti. Il ricorso a questo tipo di metafore non è casuale.

Le perplessita dei cittadinii
    Interessanti sono i risultati che emergono da 2 indagini presentate a Roma il 3 aprile scorso nella sede CNEL: quella ISTAT (novembre 99) su un campione di 24 mila famiglie (con componenti dai 15 a 64 anni di età) e quella ISPO (25-27 febbraio 2000, durante la contestazione allex ministro Berlinguer) su un campione di 5561 persone.
Questi i risultati:

  • Il 90,7% degli intervistati gradisce la diffusione dellinformatica (indagine ISTAT);

  • Il 66% degli intervistati da un giudizio positivo o molto positivo sullautonomia degli istituti scolastici (indagine ISTAT);

  • Il 68,3% del campione soggetto dindagine da un giudizio positivo sullesame finale di Stato (indagine ISTAT).

    Interessanti i dati del sondaggio ISPO sui due aspetti rilevanti della riforma: il riordino dei cicli e la legge sulla parità tra scuola statale e non statale.
    Il 17,8% dichiara che la scuola dovrebbe essere solo statale.
    Il 51,5% ritiene che la scuola privata che ha diritto di esistere sia a carico di chi la sceglie.
    Il 57,7% approva la conclusione degli studi a 18 anni; il 51,7% approva la soppressione della scuola media e la divisione in due cicli primario e secondario.

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